Mostra “La Terra è Stanca” di Giovanni Spiniello

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La mostra La Terra è Stanca di Giovanni Spiniello è stata inaugurata il 25 settembre, al termine delle iniziative dello scorso Summer Fest promosso dall’Amministrazione Comunale. Si svolge al Casino del Principe di Avellino e si concluderà l’8 gennaio 2022.

Dopo la Galleria Scoglio di Quarto a Milano, Matera 2019 e l’Abbazia del Goleto, il maestro Spiniello fa tappa nella sua Avellino per esporre un’esclusiva selezione di opere:

  • la grafica della fossilizzazione oggettuale degli anni ’60;
  • le terraoggettografie che si mischiano con le sue ricerche etnoantropologiche sulle favole identitarie irpine;
  • le opere plastiche come gli Stiliti italici, i bronzi del Re e la Regina albero, la Sedia dell’accoglienza.

La sua installazione Cuore diserbato nell’Ipogeo, nelle radici dell’antico Casino di Caccia dei Caracciolo dove, tra l’acqua che bagna gli antichi mascheroni e i soggetti marini, si innestano le opere dell’artista, creando un inedito connubio.

La dichiarazione dell’artista Giovanni Spiniello

“La terra è stanca – afferma l’artista – circondata dall’indifferenza, e il nostro cuore è diserbato, insensibile, eppure, vista da lontano, dalla luna, la terra è ancora bella, seppur gravata del peso dell’uomo.

Lavoro con l’arte, soprattutto per creare un’apertura nei giovani. Dinanzi al problema ambientale, noi tutti dobbiamo affrettarci a fare qualcosa per risolverlo. La Terra è una nostra creatura e dobbiamo difenderla, con ogni gesto d’amore”.

Biografia di Giovanni Spiniello

Giovanni Spiniello è un artista irpino che, nella sua carriera, vanta importanti partecipazioni, come:

  • la Biennale di Venezia nel 1968,
  • la Quadriennale di Roma nel 1975,
  • la Seduzione dell’Artigianato di Roma nel 1990.

È stato, inoltre, segnalato dallo storico d’arte Enrico Crispolti (1933-2018) su Catalogo Bolaffi (raccolta di francobolli italiana) negli anni ’70 per la fossilizzazione oggettuale, tecnica di un’invenzione.

L’arte di Giovanni Spiniello

Al centro della sua arte: la terra, l’albero, la favola.

Anni ’60: partecipa a un progetto di arte per il sociale, dove nelle aie dei contadini effettuava le sue performance insieme ai bambini.

Anni ’70: inventa la tecnica della fossilizzazione oggettuale. Attraverso il torchio incideva sulla carta i segni della natura, i rifiuti, in una museificazione della natura che anticipava le sue azioni di arte ambientale.

Una delle sue opere più famose è Albero Vagabondo: scultura itinerante negli ultimi 12 anni, con i disegni dei bambini ad indicare le discariche in montagna.

Sul finire degli anni ’90, ha iniziato a occuparsi di La Terra è Stanca, con il primo ciclo che ha come protagonista L’Uccello Pavone. Per questo lavoro, tralascia la figurazione delle favole per tornare all’astrattismo, in un cromatismo acceso che annulla anche le forme limitandosi all’unico cerchio della terra.

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