Detta anche dei “tre cannuoli”, di Costantinopoli o dei Caracciolo, la fontana di Bellerofonte deve il suo nome all’omonimo eroe mitologico greco la cui statua troneggiava nella nicchia centrale.
L’opera, commissionata nel 1669 dal principe Francesco Marino Caracciolo a Cosimo Fanzago con l’intento di abbellire un pre-esistente abbeveratoio pubblico collocato in un punto strategico della vita cittadina, si compone di tre parti scandite dall’alternarsi di semicolonne. Il corpo centrale presenta la statua di Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera, mentre le due parti laterali sono divise in due ordini di nicchie. Le più grandi, inferiori, con statue in marmo poste su appositi piedistalli e quelle superiori con busti di un patrizio e una matrona romana, forse provenienti dall’antica Abellinum.
La particolarità della fonte risiede nelle tre bocche poste in basso, i cosiddetti tre cannuóli, da cui fuoriesce l’acqua proveniente dal monte Partenio. La fontana è infine sormontata da due lapidi. La prima, datata 1669, ne ricorda la costruzione mentre la seconda si riferisce all’opera di restauro voluta dall’amministrazione di Avellino nel 1866. Oggi, parte delle statue originarie sono conservate nel Museo civico di Villa Amendola.