Il Museo Irpino è la principale sede del patrimonio storico-culturale della provincia di Avellino.
Risalente al XIX secolo, il polo museale è molto vasto e ospita tesori artistici provenienti dall’intera provincia, permettendo di scoprire le bellezze e la storia di questa terra. Al suo interno, vi sono numerose sale, alcune delle quali prettamente dedicate all’organizzazione di eventi culturali unici, come la Mostra Caleidoscopio, un’esposizione artistica attraverso cui conoscere e apprezzare l’arte contemporanea tedesca.
Di seguito, alcune curiosità sulla struttura museale e sulla particolare mostra ivi organizzata.
Il museo
Le sezioni espositive del Museo Irpino sono dislocate in due sedi principali, il Palazzo della Cultura e l’ex Carcere Borbonico.
ll Palazzo della Cultura è un edificio neo-razionalista sviluppato su due piani, intorno ad un cortile centrale. La struttura accoglie le sezioni archeologica, presepiale e mediateca. Inoltre, qui troviamo anche la videoteca e la fototeca (primo piano), la biblioteca provinciale “Scipione e Giulio Capone” (secondo piano) e, infine, l’emeroteca (seminterrato).
Il complesso storico ex Carcere Borbonico, invece, ospita le altre sezioni museali: la pinacoteca, la sezione lapidaria, la depositaria accessibile, la risorgimentale, la scientifica, nonché il nuovo progetto espositivo “Irpinia. Memoria ed evoluzione”. Infine, vi sono anche delle aree dedicate ad alcuni servizi culturali come il CRBC (Centro Regionale per i Beni Culturali di Napoli), l’ufficio catalogo Mibac, sale per mostre temporanee, un auditorium e una sala conferenze.
Origini del museo
Le origini del Museo Irpino sono legate a Giuseppe Zingarelli, cavaliere di Avellino che, nel 1828, istituì un museo privato nel suo palazzo. Alla sua morte, lasciò alla città le sezioni del museo, una biblioteca e una collezione archeologica.
Successivamente, il Museo e la Biblioteca furono affidati alla custodia della Provincia di Avellino. Così, il 28 ottobre 1934, nacque il Museo Provinciale Irpino. Nel corso degli anni, la collezione museale si è arricchita di molti reperti, rinvenuti grazie agli scavi effettuati sull’intero territorio irpino. Col tempo, poi, l’edificio è diventato il simbolo dell’importanza storica e archeologica dell’Irpinia nella cultura campana.
Sezioni museali
Il Museo è composto da molte sezioni espositive che offrono una ricca indagine documentaria sulla storia dell’Irpinia.
La sua caratteristica principale è rappresentata dalla coesistenza di due fattori: l’ordine cronologico dei materiali (dall’Età della Pietra all’Età Romana) e la documentazione dell’insediamento delle diverse popolazioni in Irpinia. Le principali sezioni espositive sono: Deposito, Lapidario, Pinacoteca, Archeologica, Scientifica, Presepi, Risorgimento e Irpinia, ognuna delle quali presenta dei propri caratteri distintivi.
La sezione Deposito ospita la maggior parte dei reperti archeologici. Alcuni fanno parte della collezione Zingarelli, mentre altri provengono da tutto il territorio irpino, in particolare dalla zona di Mefite, dalla Valle dell’Ansanto e dai siti archeologici romani di Aeclanum e di Abellinum. In questa sezione, inoltre, sono presenti alcune delle peculiari ceramiche prodotte dal Centro d’Arte Avellino all’inizio del XX secolo, una ricca collezione di armamenti civili di artisti campani, e manufatti offerti dal colonnello Giuseppe Solomone, che testimoniano i suoi numerosi viaggi in tutto il mondo (Cina, Giappone, Sud America e Medio Oriente). Ne sono un esempio i Cuchimilchi, statuine antropomorfe realizzate dal popolo precolombiano Chancay tra il 1200 e il 1450 d.C.
La sezione Lapidario è costituita da epigrafi sepolcrali, frammenti architettonici appartenenti a costruzioni pubbliche, firme, sigle, insegne e sarcofagi. La pinacoteca, invece, contiene dipinti raffiguranti caratteristiche e sentimenti propri degli autori, come il potere e la libertà, raccontati attraverso la rappresentazione di scene agricole, storie quotidiane e paesaggi rurali.
La Sezione Archeologica è costituita principalmente dalle opere della collezione Zingarelli. In essa, vi è esposta una ricerca archeologica sull’insediamento delle popolazioni in Irpinia durante l’età antica, documentata tramite un rigoroso ordine storico-cronologico e accurati dettagli geografici.
La sezione Risorgimento, invece, è dedicata all’epoca da cui prende il nome. Inaugurata in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, essa conserva cimeli, dipinti, armi, divise, bandiere, medaglie e croci dell’epoca, ma anche materiale documentario risorgimentale come giornali, ordinanze amministrative, opuscoli, rendiconti, lettere e manoscritti.
La sezione Scientifica è composta da un centinaio di strumenti scientifici risalenti al XIX e XX secolo e provenienti dalle più antiche scuole irpine, quali il Liceo Classico “Pietro Colletta”, l’Istituto Tecnico Agrario “Francesco De Sanctis” e il Liceo Statale “Paolo Emiliano Imbriani”. Si tratta di una collezione particolarmente interessante, in quanto raccoglie numerosi congegni ancora funzionanti.
La sezione Presepiale è una raccolta di scene della natività basata sulla ricerca demografica, etnica e antropologica dell’iconografia presepiale nel mondo. Si caratterizza per la presenza di oltre 400 presepi, permettendo al visitatore di scoprire le varie realizzazioni di una tradizione secolare. Accanto ai classici modelli, ve ne sono alcuni “non convezionali”, come le natività in stile primitivo africano, i presepi realizzati con materiali di riciclo e le rappresentazioni in miniatura realizzate da artisti di tutto il mondo. Inoltre, la sezione espone anche le offerte del collezionista Andrea di Gisi.
Infine, la sezione “Irpinia. Memoria ed Evoluzione” rappresenta il nuovo allestimento del museo: una vera e propria guida dell’evoluzione storica e culturale dell’Irpinia meno conosciuta. Il suo scopo è raccogliere, riconoscere, condividere e comunicare le diverse visioni di questa zona campana, attraverso un viaggio che racchiuda tutte le caratteristiche e la storia del territorio.
Mostra di Arte contemporanea Caleidoscopio (Keleidoskop)
Caleidoscopio (in tedesco Keleidoskop) è il nome della mostra d’arte che ha avuto luogo dall’8 ottobre 2021 al 4 dicembre 2021 presso il Museo Irpino. Si tratta di una rassegna internazionale il cui scopo principale è far conoscere le varie sfaccettature dell’arte contemporanea tedesca.
È un evento organizzato da Montoro/Contemporanea, dall’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e da Andrea B. Del Guercio, studioso di Arte Contemporanea e organizzatore di importanti mostre e progetti. La rilevanza dell’evento è stata testimoniata dalla presenza di numerose associazioni patrocinanti come la Provincia di Avellino, lo stesso Museo Irpino, l’Ambasciata della Repubblica Federale Tedesca (Roma), il Consiglio Regionale della Campania, la città di Montoro e le diverse istituzioni collaboratrici, quali il Ministero della Pubblica Istruzione, Coop Cultura, Five Gallery e Lugano.
La mostra è stata articolata in due sezioni, una monografica e una collettiva. Vi erano esposti i dipinti appartenenti a sette celebri artisti, il cui diverso modo di fare arte è in grado di avvicinare il pubblico agli svariati movimenti artistici e alle scuole di Arte contemporanea in Germania.
Gli artisti
Uno dei protagonisti dell’esposizione è stato Max Diel. Introducendo una rappresentazione artistica incentrata sulla figurazione, l’artista si collega alla tecnica del “raccontare per immagini”. Pertanto, egli narra le sue storie in modo che ognuna di esse sia unica e ordinaria allo stesso tempo; un qualcosa in cui il pubblico possa riconoscersi. Attraverso l’uso di vari toni cromatici, l’artista rappresenta principalmente scene di vita quotidiana.
Ben Sleeuwehoek, invece, promuove il dialogo sperimentale tra riquadri iconografici e suggestioni cromatiche, al fine di creare un patrimonio enciclopedico. Il risultato del suo progetto è creare collage di arte contemporanea in un caleidoscopio di archivi culturali e artistici.
L’arte di Claudia Desgranges, poi, si caratterizza per i colori “trascinati” e l’espansione della luce attraverso particolari tecniche che sembrano spezzare la composizione di ogni singolo colore. Tale tecnica ha come obiettivo primario la rappresentazione della sostanza psicologica.
Va menzionato anche Rainer Gross, autore di dittici caratterizzati da due parti collegate tra loro ma, allo stesso tempo, una indipendente dall’altra. Il risultato è la raffigurazione di due volti che, seppur diversi, sembrano dialogare tra di loro per dare una sensazione di unità originale.
Ancora, il dipinto di Maria Wallenstål-Schoenberg spicca tra le opere degli altri artisiti: è caratterizzato da una grande parete bianca decorata con una ricca e vivida energia di blocchi cromatici. Questa tecnica ha un effetto visivo sugli spettatori, i quali sono spinti a creare immagini e produzioni artistiche in maniera indipendente.
L’opera di Ivo Ringe è, invece, manifestazione di un’arte estetica, il cui scopo è definire geograficamente il cosmo e gli elementi celesti per unire i diversi “spazi” del pensiero.
Infine, l’arte di Rita Rohlfing rappresenta un modo creativo di dimostrare la percezione personale, i processi di studio e la sperimentazione attraverso l’uso di forme, colori, luci e materiali diversi tra loro, come alluminio, acciaio e plexiglass.
È possibile visitare gratuitamente il Museo e gli eventi al suo interno. Bisogna effettuare una semplice prenotazione online, secondo i seguenti orari:
- Palazzo della Cultura: dal martedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00;
- Complesso Monumentale Ex Carcere Borbonico: dal martedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00.
Per un viaggio alla scoperta della storia di questo territorio (e non solo), una tappa al Museo Irpino è d’obbligo!