Nel 1808, il celebre scrittore de I miserabili soggiornò per qualche mese nel capoluogo irpino per seguire il padre, brillante colonnello dell’esercito francese.
La passeggiata nei vicoletti del centro storico è uno degli itinerari irrinunciabili durante la permanenza ad Avellino. La Torre dell’Orologio segna la strada e da Piazza Libertà, attraverso via G. Nappi, ci si addentra nel piccolo e grazioso centro cittadino. Lontano dai negozi e dalle folle del Corso principale, si riscopre un piccolo mondo antico di stradine in salita, antichi portoni di palazzi in marmo che nascondono corti ben tenute. Respirando l’atmosfera di un’altra epoca, giungiamo fino al Duomo dell’Assunta, alle cui spalle si scorge un palazzo imponente di candido marmo: Palazzo de Conciliis, altrimenti noto come la Casa di Victor Hugo per gli avellinesi.
Hugo ad Avellino e la stagione francese
Non tutti sanno, infatti, che l’autore de I miserabili e Notre–Dame de Paris ha vissuto per qualche mese ad Avellino.
Nel 1808, quando giunse in città, il romanziere francese aveva solo pochi anni ma nei suoi scritti ricorda il capoluogo irpino con la nostalgia del bambino. “C’était un palais de marbre…” (“era un palazzo di marmo“) dirà in proposito Hugo, rievocando un periodo di innocenza e di libertà tipiche dell’infanzia.
Ma cosa portò lo scrittore francese fino ad Avellino? Il piccolo Hugo, insieme al resto della famiglia, raggiunse il padre Joseph Léopold Sigisbert Hugo, giovane e promettente colonnello. Giunto in città con l’incarico di governatore militare di Avellino, divenuta l’8 agosto 1806 capoluogo di provincia, Hugo padre ebbe l’incarico di reprimere il brigantaggio e dare la caccia ai rivoltosi appoggiati dal deposto re, Ferdinando I di Borbone. Come tutto il Regno di Napoli, tra fine Settecento e inizio Ottocento, anche Avellino conobbe una sua breve “stagione francese”. A seguito della conquista napoleonica, si diffusero idee rivoluzionarie che permeavano l’intera Europa.
I ricordi del piccolo Hugo
Il giovane Hugo arrivò ad Avellino nel 1808 con la madre Sophie Trébuchet e i fratelli Abel e Eugène. Il piccolo Victor, che all’epoca non aveva neanche sei anni, soggiornò dal dicembre 1807 al luglio 1808 nell’imponente e maestoso Palazzo de Conciliis, come ricorda la lapide apposta sulla facciata,
Ad Avellino, il romanziere francese trascorse uno dei periodi più felici della sua vita, nonostante i dissapori familiari. Nei suoi ricordi, raccontate alla moglie Adèle, così descrisse Palazzo de Conciliis: “Era un palazzo di marmo tutto screpolato dal tempo e dai terremoti…
Ma il calore del clima, dispensava da una chiusura molto ermetica. C’era tutto lo spazio desiderabile per giocare, c’era tutto ciò che occorreva loro. Gli anfratti nello spessore dei muri facevano dei nascondigli. Fuori dal palazzo, un ripido pendio tutto ombreggiato di noccioli completava la felicità dei bambini. Fin dal primo giorno, passarono la loro vita, lasciandosi rotolare giù per il pendio o arrampicandosi sugli alberi”. Ed aggiunse: “ Stavamo così bene ad Avellino, che non avremmo voluto abbandonare mai più quella città” e descrive la vita ad Avellino come “piena di sole e di indipendenza”.
Palazzo de Conciliis
Per gli avellinesi sarà sempre “la casa di Victor Hugo”. In realtà, il maestoso edificio in marmo nel vecchio rione “La Terra” risale al XVIII secolo e fu commissionato dalla famiglia borghese De Conciliis. In seguito, fu donato dalla nobildonna Michelina De Conciliis all’Amministrazione Comunale con il vincolo di destinarlo a “Centro preposto all’assistenza della maternità e dell’infanzia”.
Palazzo de Conciliis oggi
Attualmente, Palazzo de Conciliis è una struttura multifunzionale. Rappresenta uno dei centri propulsori della vita culturale e intellettuale avellinese, fatto per cui è noto anche come Casa della cultura. Ospita le sedi delle associazioni di lingua e cultura francese, tedesca e britannica, il Centro di ricerca di Studi Meridionalistici Guido Dorso, nonché diversi uffici amministrativi locali.