Cuore di Avellino
Quattro viaggi alle radici della città. Quattro percorsi per innamorarsi di Avellino e del suo centro storico. Quattro visite guidate da 2h per scoprire le bellezze del capoluogo.
Torna ScopriAmo Avellino, il tour guidato del Centro storico, immaginato dall’Assessorato al Turismo del Comune di Avellino, guidato dal vicesindaco Laura Nargi, per promuovere e valorizzare il patrimonio storico, culturale, architettonico, emerso e sommerso, della città di Avellino
PERCORSO N.1 Cuore di Avellino:
Situato nel punto più alto della collina “La Terra”, il Duomo di Avellino è il fulcro della vita religiosa del capoluogo irpino ed è dedicato a Santa Maria Assunta in Cielo e ai Santi Modestino, Fiorentino e Flaviano, patroni della città. La Chiesa Cattedrale fu fatta costruire nel 1132 dal vescovo Roberto e nel corso di quasi 900 anni è stata più volte danneggiata da terremoti ed eventi bellici che ne hanno richiesto numerosi interventi di restauro ed ampliamento.
Fino alla fine del XVII secolo era ancora in stile romanico; nel ‘700 furono realizzati i soffitti a cassettoni con quadri di Michele Ricciardi. Nella seconda metà del XIX secolo il vescovo Francesco Gallo commissionò una grande riqualificazione che trasformò lo stile della cattedrale da romanico in neoclassico.
La facciata che possiamo ammirare ancora oggi, in marmi bianchi e grigi, alabastro e basalto, fu realizzata dall’architetto Pasquale Cardola nel 1860. Accanto al portale principale vi sono due nicchie contenenti a sinistra la statua di San Modestino da Antiochia e, a destra, quella di San Guglielmo da Vercelli, patrono d’Irpinia. L’architettura della facciata termina con il timpano in cui troneggia la figura di un triangolo al cui interno è inscritto un cerchio raggiante: l’occhio del Dio Redentore.
Le tre porte in bronzo cesellato a mano, realizzate dallo scultore avellinese Giovanni Sica,sono di notevole interesse. Quella centrale, in particolare, dove vengono raffigurate alcune scene della storia religiosa e civile di Avellino, come i bombardamenti del settembre del ’43 e il terremoto del 1980.
Il campanile, che sorge sul lato destro della cattedrale, di forma quadrata, è stato eseguito in epoche diverse come si evince dalla base, strutturata con parti di edifici romani del I secolo a.C., in cui si scorgono figure togate probabilmente risalenti a stele funerarie. Nel ‘700, poi, la struttura fu sopraelevata con l’installazione di una cupola a cipolla.
L’interno del Duomo è a croce latina a tre navate. Quelle laterali hanno complessivamente 5 cappelle per lato. Di particolare importanza nella navata destra quella di San Gerardo, con l’altare proveniente dalla distrutta Chiesa del “Carminiello”, la terza, che contiene un dipinto della fine del ‘500 raffigurante l’Adorazione dei Magi di Marco Pino da Siena, e l’ultima, che conserva un reliquiario della Sacra Spina della Corona di Gesù, donato alla Cattedrale di Avellino da Carlo I d’Angiò. Nella navata sinistra, invece, è da segnalare la terza cappella che custodisce il famoso simulacro ligneo di Nicola Fumo raffigurante l’Assunta, effigie portata in processione il 15 agosto. Nella navata centrale, infine, il pregevole soffitto a cassettoni ligneo fa da cornice al dipinto di Michele Ricciardi raffigurante l’Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria.
Anche il transetto presenta due cappelle laterali: quella di sinistra è la “Cappella del Tesoro di San Modestino”, con la statua argentea del Santo contenente le sue reliquie, scolpita dal Vaccaro, e i due reliquiari in argento che conservano i resti mortali di San Fiorentino e Flaviano e di altri martiri. Nella “Cappella della Santissima Trinità”, a destra, sorge, invece, l’antico altare con bassorilievo raffigurante, appunto, la Trinità di Gian Domenico D’Aura ed Annibale Caccavello, realizzato nella seconda metà del ‘500. Di particolare interesse artistico, sempre nel transetto, sono le tele di Achille Iovine che rappresentano “il martirio di San Lorenzo” e la “Sacra famiglia”.
L’abside, infine, impreziosita dagli stucchi dorati della volta e dai marmi policromi dell’altare, presenta il tabernacolo barocco realizzato da Cosimo Fanzago e un coro ligneo del ‘500.
Edificata intorno al VI secolo d.C. e conosciuta anche con il nome di Cripta della Madonna dei Sette Dolori, è una perla in stile romanico incastonata nel sottosuolo della città.
Suddivisa in tre navate, scandite da 14 colonne di pietra tutte diverse tra loro e arricchite da capitelli unici realizzati riutilizzando materiali provenienti da edifici paleocristiani precedenti, secondo alcuni storici era originariamente la cattedrale della “Civitas Abellini Longobarda”. La bellezza e la solennità di queste mura, il 27 settembre del 1130, divennero il teatro della solenne incoronazione di Ruggiero d’Altavilla re di Napoli, di Sicilia e di Calabria e duca di Puglia per mano dell’Antipapa Anacleto II.
Oggi, nella cripta del Duomo, riposano le salme di alcuni dei più importanti vescovi di Avellino e, attraverso un vano ipogeo scavato nel tufo, a cui si accede con una scala a chiocciola, si possono visitare i caratteristici sedili scolatoi che servivano come luogo di sepoltura dei confratelli della Madonna dei Sette Dolori, realizzati anche grazie all’intervento della principessa Antonia Spinola, come ricorda una lapide del 1714. È proprio in quegli anni che fu aperto un accesso sulla strada che da quel momento venne ribattezzata via dei Sette dolori. Il settecentesco soffitto con decorazioni a stucco e dipinti raffiguranti la vita di San Modestino è, invece, opera del pittore Michele Ricciardi.
LA CONFRATERNITA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
L’antica Confraternita dell’Immacolata Concezione, risalente al 1768, era originariamente collocata presso il Convento dei Frati Minori Conventuali nel “Largo” di Avellino, l’attuale piazza Libertà. Solo successivamente fu trasferita nell’odierna sede di piazza Duomo, tra la “Casa Canonica della Cattedrale” e il palazzo Amoretti. La facciata venne edificata nel 1780 su progetto dell’Architetto Oronzo De Conciliis.
Al suo interno, l’edificio conserva numerose opere di indiscusso valore storico-artistico, tra queste un gruppo statuario raffigurante la Madonna del Carmine con Bambino del XVII secolo, proveniente dall’antica Chiesa del “Carminiello”, un tempo sita in via Nappi (abbattuta negli anni ’60 del secolo scorso) e le tele raffiguranti, rispettivamente San Gennaro e San Modestino, attribuite al pittore Francesco Solimena.
Durante uno degli ultimi lavori di restauro, sotto il pavimento della Confraternita venne scoperto un vano che risultò essere stato utilizzato in passato quale luogo di sepoltura: la Cripta di San Biagio
Intorno agli anni ’70 del XX secolo, in occasione dei lavori di restauro della Confraternita dell’Immacolata Concezione in via Duomo, venne scoperto, sotto il pavimento dell’Oratorio, un vano utilizzato in passato quale luogo di sepoltura. É la “Cripta di San Biagio”. La sua parte più antica e profonda è di epoca longobarda mentre in quella settecentesca, sicuramente coeva alla costruzione della chiesa, sono situate le cosiddette sepolture a scolo dove i cadaveri venivano posizionati seduti sugli scanni a decomporsi, mentre i liquami organici convogliavano in un foro sottostante.
Al centro della stanza troviamo un piccolo altarino costituito da un capitello romanico in pietra caratterizzato da decorazioni floreali. Questa struttura sotterranea, avendo un’apertura dall’esterno, è stata utilizzata nel tempo anche a scopi civili, ad esempio come rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Un utilizzo militare e difensivo che accomuna la Cripta di San Biagio con quel dedalo di gallerie e camminamenti sotterranei cui si accede dal basamento della Torre dell’Orologio e che prende il nome di “Cunicoli Longobardi” probabilmente collegati alla stessa Cripta di piazza Duomo.
Sotto case, edifici religiosi, piazze, vicoli e strade del Centro storico di Avellino si dirama un dedalo di ampie gallerie create nei secoli per estrarre pietre e materiali da costruzione. Un sistema ipogeo di camminamenti scavati nel banco tufaceo della Collina della Terra che in superficie collega metaforicamente i simboli maggiormente identitari della città: sono i Cunicoli longobardi
I “Cunicoli” ci raccontano di una città medievale che cerca di difendersi dagli attacchi esterni e mira a rafforzare i punti chiave del suo assetto urbano. La loro importante funzione strategica poneva in diretto collegamento l’area de La Terra con la cerchia muraria fiancheggiante la Porta Maggiore, assicurando in tal modo il rapido afflusso di rinforzi a difesa della Rocca dell’antica Avellino longobarda ed altresì una sicura via di ritirata in caso di sconfitta.
Era essenziale, quindi, che questi camminamenti fossero dotati in alcuni punti di un sistema di scale, non solo intagliate a gradoni nella roccia ma anche ad essa semplicemente addossate, di materiale artificiale e ligneo. Nella parte terminale, il sistema di gallerie sotterranee sbucava in una rampa, dalla quale, superando un dislivello di circa 11 metri, si raggiungeva rapidamente l’interno della città.
Non stupisce, quindi, che i Cunicoli Longobardi siano stati utilizzati nel corso della storia cittadina per fronteggiare situazioni di alto rischio: nel 1656, a seguito dell’epidemia di peste che colpì la città, il principe Francesco Marino Caracciolo dispose che i malati terminali fossero condotti nei camminamenti sotterranei affinché si potesse contenere il diffondersi del morbo. Infine, gli ultimi testimoni diretti dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale narrano di corridoi sotterranei utilizzati come rifugi per scampare a quei tragici momenti che segnarono la vita avellinese del settembre 1943.
Detta anche dei “tre cannuoli”, di Costantinopoli o dei Caracciolo, la fontana di Bellerofonte deve il suo nome all’omonimo eroe mitologico greco la cui statua troneggiava nella nicchia centrale.
L’opera, commissionata nel 1669 dal principe Francesco Marino Caracciolo a Cosimo Fanzago con l’intento di abbellire un pre-esistente abbeveratoio pubblico collocato in un punto strategico della vita cittadina, si compone di tre parti scandite dall’alternarsi di semicolonne. Il corpo centrale presenta la statua di Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera, mentre le due parti laterali sono divise in due ordini di nicchie. Le più grandi, inferiori, con statue in marmo poste su appositi piedistalli e quelle superiori con busti di un patrizio e una matrona romana, forse provenienti dall’antica Abellinum.
La particolarità della fonte risiede nelle tre bocche poste in basso, i cosiddetti tre cannuóli, da cui fuoriesce l’acqua proveniente dal monte Partenio. La fontana è infine sormontata da due lapidi. La prima, datata 1669, ne ricorda la costruzione mentre la seconda si riferisce all’opera di restauro voluta dall’amministrazione di Avellino nel 1866. Oggi, parte delle statue originarie sono conservate nel Museo civico di Villa Amendola.
DA SAPERE
Il primo tour sarà incentrato sulla scoperta dei simboli più luminosi e amati del Centro storico di Avellino.
Si parte dalla Chiesa Cattedrale e da piazza Duomo alla volta della Cripta romanica, della Confraternita dell’Immacolata, della Chiesa di San Biagio, dei Cunicoli longobardi, per terminare un percorso identitario alla Fontana di Bellerofonte, conosciuta dagli avellinesi come la Fontana dei Tre cannuoli
Le visite guidate avranno una durata di 2 ore e saranno condotte da Guide turistiche abilitate.
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