Secondo un racconto tramandato per generazioni dagli avellinesi, esisterebbe una Avellino sotterranea grande quanto quella in superficie. Nonostante non sia mai stato appurato e documentato come fatto reale, questo racconto è stato negli anni avallato da molte tracce della presumibile esistenza di un’antica città nel sottosuolo.
In particolare, gli interventi di scavo compiuti nel centro storico di Avellino postumi al sisma del novembre dell’80 hanno riportato alla luce tratti di percorsi pedonali sotterranei. Gli storici hanno supposto che risalissero all’epoca longobarda e che, probabilmente, fossero utilizzati come vie veloci di fuga o come riparo in caso di attacchi nemici alla città. Inoltre, vi sono tracce di passaggi sotterranei anche nelle cronache dell’epidemia di peste che interessò Avellino nel 1656. Secondo queste documentazioni, l’allora signore della città, il principe Francesco Marino Caracciolo, dispose che i malati terminali fossero condotti in camminamenti sotterranei presenti nel sottosuolo della città affinché si potesse contenere il diffondersi del morbo mortale. Infine, gli ultimi testimoni diretti dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale narrano di corridoi sotterranei utilizzati come rifugi per quei tragici momenti.