Avellino, polmone verde della Campania

Territorio

Avellino, rigogliosa città della Campania, è capoluogo della provincia omonima situata a 350 metri sul livello del mare, al centro di una conca circondata da una pittoresca cerchia di monti. Dista circa 60 km da Caserta, poco più di 50 km da Napoli, circa 30 km da Salerno e altrettanti da Benevento. Capitale dell’antica regione storica dell’Irpinia, il suo nome sembrerebbe affondare le origini nel latino Abellinum, città della nocciola, da Abella (nocciola).

Avellino città ha una popolazione di circa 53.000 abitanti, una superficie pari a 30,55 km e una densità di 1.737 abitanti/km2. È la città più green della Regione Campania per il maggior numero di metri quadrati di verde a disposizione per abitante. Basti pensare al parco urbano Santo Spirito o alla Villa Comunale, autentici polmoni verdi cittadini. La provincia di Avellino si estende su un’area di 2801 km2 nel settore centro-orientale della Campania e conta 423.506 abitanti, distribuiti in 118 comuni.  

Origini e cenni storici

L’antico nucleo urbano, caratterizzato dai tipici tratti medievali, si erge su un terrazzo naturale posto tra due torrenti del bacino del fiume Sabato, il San Francesco ed il Rigatore. La porzione più moderna si è andata sviluppando oltre la cinta muraria, in parte demolita. Si tratta di Abellinum, città dell’antica popolazione degli Irpini, una delle tribù appartenenti ai Sanniti. Essa sorgeva presso l’attuale Atripalda, ad appena 3 km da Avellino, in località La Civita e della quale sono stati rivenuti numerosi resti.

Essendo appartenuta al territorio del Sannio Irpino, la storia di Avellino è inevitabilmente connessa con quella della vicina Benevento. Stando ad accreditate fonti storiche, l’Abellinum romana venne fondata attorno all’anno 82 a.C. quando Silla sconfisse i Sanniti e gli Irpini che avevano parteggiato per Mario durante la battaglia di Porta Collina. Dopo aver messo a ferro e fuoco queste contrade, poco lontano dalla sponda sinistra del Sabato, nei pressi dell’odierna Atripalda, il condottiero romano fondò la colonia militare di Veneria Abellinatiam con la denominazione “Colonia Veneria, Livia, Augusta, Alexandriana, Abellinatiam”. La colonia romana, che conobbe il massimo splendore tra la tarda età repubblicana (133 a.C. – 44 a.C.) e l’età giulio-claudia (circa 68 d.C.), venne investita di poteri speciali simili a quelli di Roma, fatto che raramente avveniva. Si diede avvio alla costruzione di una delle infrastrutture idriche romane più grandiose e significative: il Fontis Augustei Aquaeductum. Tale acquedotto, dalle sorgenti di Serino, arrivava a Bacoli, dove si trovava il grande serbatoio che approvvigionava le principali città campane, nonché la flotta romana. Successivamente, nel V secolo, venne creata la diocesi ed Avellino divenne sede vescovile.

Durante le prime dominazioni barbariche, la città non conobbe distruzioni di significativa importanza. Verso l’VIII secolo, i duchi longobardi di Benevento, la convertirono in gastaldato cioè in circoscrizione amministrativa. Dopo la distruzione ad opera di Ottone I, Avellino si rialzò risorgendo dalle proprie ceneri. A partire dagli inizi del XII secolo, passò sotto i domini dei conti di Conversano dapprima e, in seguito, di Catanzaro e dell’Aquila. Appartenne a importanti famiglie nobili come i del Balzo e i Caracciolo. Questi ultimi assunsero il titolo di principi di Avellino che conservarono fino al 1844. Fu soprattutto grazie ai Caracciolo che la città conobbe una profonda trasformazione urbana ed edilizia, ma in particolar modo uno sviluppo economico ed artistico senza eguali. Durante i moti del 1820-1821, Avellino funse da centro propulsore del movimento insurrezionale per l’indipendenza italiana. 

Il dialetto irpino

Il lessico irpino è fortemente marcato dalla presenza di termini ed espressioni idiomatiche legate al mondo contadino, alla montagna e alla transumanza. Come ogni idioma che si rispetti, anch’esso è una spugna che ha assorbito e subito le influenze culturali, soprattutto durante i periodi di dominazione straniera. Un esempio tipico può essere rappresentato dalla parola buatta (dal francese boite, barattolo) o dal termine currea (dallo spagnolo correa, cinta).

A differenza di qualche luogo comune erroneamente diffuso tra i non campani, il dialetto irpino è tutt’altra storia rispetto alla lingua napoletana. Quello irpino è riconducibile allo stesso gruppo linguistico del dialetto napoletano e, in un certo senso, vi deriva, seppur con le dovute differenze. Si evidenzia, in primo luogo, l’uso della vocale “o” rispetto alla “u” del napoletano in parole come accossì (così in avellinese) e accussì (così in napoletano). Inoltre, le vocali a fine parola vengono scandite e pronunciate in modo netto rispetto al napoletano: arreto (dietro), core (cuore), mulignana (melanzana) vs arret(ë)mulignan(ë), cor(ë)

Nei verbi appartenenti alla seconda e terza coniugazione, le forme all’infinito sono quasi sempre prive di desinenza che viene troncata: crére, chiange rispetto al napoletano crérerechiàgnere (credere, piangere). Infine, pensiamo alla differenza del verbo dormire all’infinito in cui rorme all’avellinese si contrappone al napoletano durmì/rurmì. Dunque, solo un campano o un orecchio molto attento ed allenato alle varie inflessioni, sarà capace di distinguere e riconoscere l’idioma distintivo della nostra comunità. Il dialetto è l’espressione più verace e genuina di una cultura e di un popolo, un vero e proprio marchio identificativo.

Clima

Le cime del Partenio viste dalla Valle Caudina – Autore: Decan – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40186895

Pur godendo di una minima influenza da parte del mar Tirreno, Avellino presenta un clima dai tratti pressoché continentali rispetto alle aree costiere della Campania. L’assenza di barriere consistenti sul versante meridionale consente sia il passaggio di correnti di aria caldo – umida, dovute al Libeccio e allo Scirocco provenienti dal Golfo di Salerno, sia fredde e secche causate dai venti freddi. L’inverno è generalmente freddo, alternando giornate miti e piovose a giornate asciutte e con temperature prossime allo zero, mentre l’estate è la stagione più secca e calda.

Fenomeno quasi ricorrente ogni anno, le nevicate: poca neve nel centro cittadino, con accumuli più consistenti nelle zone collinari circostanti. La piovosità si accentua soprattutto durante i mesi autunnali e invernali, mentre in primavera ed estate se ne registra un livello di gran lunga inferiore. Tuttavia, la peculiare conformazione morfologica del territorio comporta non poche differenze a livello di temperatura e piogge anche in un raggio di pochi chilometri. Ad esempio, le zone più a ridosso del Partenio hanno estati nettamente più fresche e piacevoli. Tutto sommato, la città di Avellino gode di un clima temperato e abbastanza piacevole.

La ricchezza del territorio avellinese

Un territorio pregno di storia e cultura, un viaggio nel passato che ci riporta ai tempi delle antiche popolazioni che abitarono questi luoghi. Terra ospitale, non solamente per le eccellenze enogastronomiche e l’aria pura, ma soprattutto per il calore di un popolo accogliente e genuino. Avellino, nonché la sua provincia, è la meta ideale per una visita in qualsiasi momento dell’anno in quanto c’è ciò di cui si possa aver bisogno: montagne, laghi, fiumi, boschi, parchi e riserve naturali e, dulcis in fundo, un patrimonio artistico-culturale da non sottovalutare. I simboli della città sono, senza alcun dubbio, la Torre dell’Orologio, la Cattedrale e i resti del Castello.

Numerose opportunità per gli amanti dell’attività fisica, ma anche per quelli della buona tavola e delle specialità enogastronomiche. Avellino, che non risente minimamente della mancanza di una risorsa come il mare, vanta prelibatezze uniche. Tra tutti, ricordiamo la soppressata, il capocollo, il fiocco di prosciutto, nonché l’enorme varietà di prodotti caseari accompagnati dal profumatissimo e tipico pane irpino. Indiscussi protagonisti della nostra tavola, lo spettacolare olio extravergine di oliva e gli inconfondibili vini Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, preziosi nettari protetti dal marchio DOCG.

Un territorio caratterizzato, fin dall’antichità, da un profondo ed indissolubile vincolo tra l’uomo e la natura e da eventi storici che hanno segnato le sorti di un popolo fiero ed orgoglioso delle proprie origini.

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